Il progetto RAMUSA nasce da un’idea di unire il piacere della guida sportiva alla possibilità di affrontare ogni sfida e terreno si possa presentare davanti, unendo lusso e comodità nonostante le proporzioni estreme dell’architettura del veicolo.

Definito Hypersuv, in realtà è difficile collocare in un segmento preciso questo concept, sollevato da terra ma allo stesso tempo sotto il metro e trenta di altezza, 2 posti e motore centrale, il primo esperimento di questo genere realizzato su un layout da sportiva pura.

Il nome RAMUSA, Lucertola in dialetto piemontese, è un tributo che Camorali ha deciso di porgere nei confronti del suo passato nelle file della Stile Bertone, dove è nato professionalmente e a cui deve gran parte della sua carriera.

La RAMUSA, 4320 mm di lunghezza per 2020 mm di larghezza e 1300 mm di altezza, ha un’altezza da terra di 250 mm, passaruota irregolari da off road e tanto carbonio a vista. Trazione posteriore e cambio a 6 rapporti il motopropulsore è un leggenda, 3.5 Litri, 60 valvole quadturbo V12, proveniente dalla famosa Bugatti EB110, da cui preleva anche il telaio monoscocca in carbonio e molte parti tecniche. Rivisitata per motivi omologativi prevede l’innesto di un sistema ibrido che agisce sull’assale anteriore, un motore elettrico centrale che rende integrale la trazione in fase di spinta e ripartizione della potenza erogata, permettendo compensazioni in termini di emissioni e consumi e portando la potenza complessiva ad oltre 800 CV. Considerata ancora oggi come una pietra miliare dell’ingegneria moderna la base di partenza è stata scelta su precisa richiesta del committente del progetto, intenzionato forse a dar vita ad una serie limitata nel prossimo futuro.

I contenuti stilistici sono molteplici e difficili da ridurre ad un singolo trend. Il layout interno e il passo ridotto tra le ruote permette alla vettura di rimanere compatta, permettendo alla silouette di incunearsi nel laterale e fendere l’aria in un profilo dal basso coefficiente aerodinamico. I volumi della fiancata e dei parafanghi risultano dinamici ed organici nei trattamenti ma sferzati da teorici netti che ne enfatizzano il carattere e le tensioni in corrispondenza dei punti di forza.

Il concept iniziale nasce dall’idea di intersecare una forma discoidale ad una parte più tecnica e ben piazzata a terra. Ogni sfogo di calore o presa d’aria è stata integrata in una forma estetica, unendo funzionalità a bellezza; in una parola, design. I codolini degli archi ruota in carbonio e leggermente squadrati danno al concept un’impronta aggressiva e ne suggeriscono lo scopo estremo. Nonostante l’altezza da terra il tetto della vettura si equipara in altezza a molte sportive, rendendola unica nelle proporzioni. Il frontale ed il posteriore sposano l’idea del “pieno”, l’assenza di calandra vuole caratterizzare la scelta di essere diversa, mentre le prese d’aria assumono ruolo da protagoniste. I fari anteriori così come i posteriori nascono da fenditure nella carrozzeria, non compromettendo la pulizia dei volumi e incorniciano i quattro punti cardinali dell’auto.

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